Io che da morto vi parlo by Alfio Caruso

Io che da morto vi parlo by Alfio Caruso

autore:Alfio Caruso [Caruso, Alfio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788868994433
editore: edigita
pubblicato: 2021-10-12T22:00:00+00:00


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NESSUNO SCRIVE AL PROFESSORE

A differenza di Gambino, il procuratore di Patti trasferito d’ufficio, Cassata è uscito indenne dall’inchiesta del Csm, il quale ha anzi attribuito alcuni dei suoi contatti impropri alla voglia d’interventismo contro il fenomeno mafioso. Tuttavia la zona di Barcellona rimane al centro dell’attenzione. La polemica stavolta riguarda il capo della procura fin dal giorno dell’apertura, Rocco Sisci, il magistrato che mai ha colto alcunché di rilevante negli esposti di Parmaliana. Sisci è considerato un’istituzione, in special modo quando si parla di tradizioni locali: i suoi applauditi interventi sulla pesca del pesce spada raccolgono sempre un folto uditorio. Ma l’instancabile avvocato Repici, appassionato difensore delle vittime, che poi equivale a voce urlante nel deserto, riassume in una lettera al Csm alcune perplessità su Sisci e solleva anche per lui la questione dell’incompatibilità ambientale. Emerge la frequentazione fra Sisci, quando era sostituto a Messina, e un collezionista di armi, Giuseppe Donia, adoperato quale perito nel delitto di Graziella Campagna. Sisci replica con un’intervista sul settimanale Centonove: afferma di avere avuto rapporti sporadici con Donia e di averne ricevuto in dono una pistola Beretta quale sconto per un’auto. Da Donia, proprietario di una concessionaria, Sisci aveva infatti acquistato una Panda per la sorella: anziché i classici tappetini ebbe una Beretta usata. Secondo il magistrato non valeva più di ventimila lire.

A differenza di Cassata, la richiesta d’incompatibilità ambientale per Sisci non è nemmeno presa in considerazione dal Csm. A parere delle Istituzioni, Messina e la sua provincia continuano a godere del meglio a livello giudiziario e politico. Solo quell’invasato di Parmaliana non se ne rende conto e continua a bussare a tutte le porte nella speranza che gli aprano.

A fine aprile 2003 invia un’appassionata missiva a Fassino, segretario Ds, alla vigilia di una sua visita sullo Stretto:

«… sento di dover sottoporre al tuo autorevole ruolo la delicata situazione del nostro partito nella Federazione di Messina: la situazione è drammatica, il trend è assolutamente preoccupante in termini elettorali e di proposta politica. Il Partito è smunto, senza vivacità, senza progettualità: è inevitabile che i cittadini non vedano nel nostro Partito il riferimento utile per un’alternativa al centrodestra. Il Partito non è riuscito a superare la miopia perdente dello spirito di autoconservazione. Alcuni compagni ultrasessantenni – già deputati e/o rappresentanti del Partito in diverse realtà istituzionali – continuano a giocare con le sorti del nostro Partito autoproponendosi e/o opzionando gruppi dirigenti. Questo stato di cose ha inibito qualsiasi processo di rinnovamento e di crescita del Partito. Restiamo inevitabilmente fuori dal contesto sociale della realtà. Non riusciamo a coalizzare intorno a noi nessuna fascia/categoria sociale. La situazione è alquanto triste.

« Cosa dobbiamo fare? Arrenderci di fronte alla ineluttabilità degli eventi? Questo mai, il caro e buon compagno Mao amava ripetere: non mi rassegno alla vita senza lotta. Ma qui coloro che abbiamo voglia e passione politica come e con chi dobbiamo mettere in campo le energie, le idee, l’impegno?

« Hai più sentito parlare del caso Messina? Eppure la magistratura qui è terribilmente ammalata.

« Hai



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